Dancefloor – il mondo in pista
ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
Houcine Ataa, voce
Emanuele Bultrini, chitarre,
Peppe D’Argenzio, sax tenore e soprano
Ernesto Lopez Maturell, batteria,
Roman Villanueva, tromba
Carlos Paz Duque, voce, flauti andini;
Pino Pecorelli, basso elettrico
Pap Samb, voce, percussioni;
Raul Scebba, percussioni
Marcello Tirelli, pianoforte e tastiere,
Ziad Trabelsi, voce, oud
Uno show dedicato al ballo, al ritmo e alla musica che supera i generi, gli stili e le nazioni, per raccontare la storia di un’utopia diventata realtà. È questo Dancefloor, il nuovo concerto dell’Orchestra di Piazza Vittorio – OPV, l’ensemble multietnico unico nel panorama mondiale, fondato nel 2002, con l’idea di creare un’orchestra stabile di musicisti provenienti da diversi paesi e culture. Un progetto che ha ridefinito il concetto stesso di World Music, ispirando decine di esperienze analoghe in Italia e nel mondo, e facendo dell’orchestra il segno tangibile di una scommessa possibile: tenere insieme continenti diversi, con le loro culture, i loro suoni e la loro storia.
“Dancefloor” passerà in rassegna questo entusiasmante percorso, attraverso le tappe della storia di un ensemble nel frattempo diventata una formazione stabile e ormai rodatissima che, partendo dalla musica tradizionale, mischiandola e intingendola con rock, pop, reggae, e classica, ha portato in giro per i palchi e i teatri del mondo, generi e sonorità per lo più sconosciute al grande pubblico.
Il nuovo show sarà un ritorno alle origini dell’Orchestra in cui la musica, il ritmo e il ballo saranno di nuovo gli unici protagonisti. Dai paesaggi sonori dell’album “Isola di legno”, ibrido che accosta il folk al jazz, le tablas agli archi, i tamburi ai fiati, alle composizioni originali in primissima esecuzione – che faranno parte del nuovo disco in prossima uscita – come da tradizione dell’OPV, la scaletta della serata sarà un viaggio tra Paesi, culture e linguaggi. Ci saranno le atmosfere sensuali della cumbia boliviana, con le donne che ballano alzando e muovendo a tempo i lembi della gonna; le danze berbere con i foulard dalle frange corte e coloratissime, la sacralità e ripetitività del gesto nel canto Sufi, i passi cadenzati e ritmici della musica delle Ande. Ma si ascolteranno anche certe atmosfere caratteristiche degli anni sessanta Italiani e l’impegno politico dell’Afro Beat e la scanzonata allegria del reggae arabo, in realtà inesistente come genere a sé. E ciò perché come sempre l’OPV non riproduce stili ma li reinterpreta creando un modo di fare musica che la rende riconoscibile e unica.